Sculture
In scultura si è sempre scambiato una sagoma per forma (che è un vuoto) o un oggetto col suo orizzonte. Il contenuto e la forma sono due cose, l'una esclude l'altra. La scultura non è che un involucro che esclude il soggetto perché ne è la forma, cioè lo spirito del soggetto. La forma non è che il caos che si compone volta per volta come un grembo materno".. ARTURO MARTINI
La ricerca artistica di Andrea Cagnetti trae origine e forza dalla memoria: quella mirabile e complessa facoltà regolatrice dei ricordi che da sempre è legata indissolubilmente all'Arte. La mitologia classica, infatti, ci narra di Mnemosine, personificazione della Memoria, figlia di Urano (il Cielo) e di Gaia (la Terra), che in amorosa unione con Zeus concepì le nove Muse: divinità tutelari della poesia e delle arti, abituali accompagnatrici di Apollo. Anche per la scelta del suo pseudonimo Cagnetti ha fatto ricorso al mito, poiché Akelo deriva dal nome Acheloo, con il quale nell'antica Grecia si indicava sia il maggior fiume sia la più importante divinità fluviale. Acheloo, secondo i Greci, era figlio di Oceano e di Tetide e generò numerosi figlioli, tra cui le Sirene, che avrebbe avuto da una delle Muse, e molte ninfe fluviali, come Calliroe, la ninfa della Fonte Castalia di Delfi, quella della Fonte Pirene di Corinto, quella della Fonte Dirce di Tebe.
Il passato ha sempre esercitato una forte fascinazione sull'artista, sin dagli anni della giovinezza. Il passato inteso non solo come repertorio di modelli iconografici o di stili aulici da mutuare all'occorrenza, ma soprattutto come esemplare modus vivendi e operandi. Paradigmatico in tal senso è il fatto che Akelo sia approdato alla scultura dopo una significativa esperienza nel campo dell'oreficeria e della glittica. Come uno scultore del Rinascimento si è formato da orafo, raggiungendo un mirabile magistero tecnico, e si è interessato anche all'arte, tanto cara ai Romani, di incidere le gemme e le pietre dure.
Al di là di qualsiasi nostalgica rivisitazione dell'arte antica, e rifuggendo ogni banalizzante aggiornamento di teorie estetiche passatiste, Akelo è convinto – a ragione - che anche le forme e i sintagmi dell'arte del passato siano di estrema utilità per spiegare, interpretare e rappresentare il nostro complesso e multiforme presente, senza ricercare fughe edonistiche nel tempo andato.
Partendo da simili presupposti Akelo sta proseguendo la sua ricerca espressiva attraverso continue sperimentazioni formali, materiche e tecniche, sia nell'ambito della scultura sia in quello dell'oreficeria.
La sua ricerca plastica si sviluppa tendenzialmente nell'ambito della figurazione, ma la sua scultura è svincolata dal concetto di statuaria.
Liberate dal giogo della massa, le sculture di Akelo si sviluppano in dinamici e aerei volumi compenetrati dalla luce, in dialettica e osmotica relazione con lo spazio che le contiene. Il vuoto è la scaturigine delle loro forme (fondamento della scultura contemporanea, come sentenziò Arturo Martini). In queste opere l'artista riesce a evocare la severitas del gusto arcaico – chi guardandole non ha pensato agli dei e agli eroi scolpiti sui frontoni ellenici? - attraverso un processo di costruzione delle forme che è tipico dei nostri giorni, poiché ricorda certi programmi informatici usati per la definizione di elementi tridimensionali. Come un algoritmo combinatorio è in grado di generare strutture complesse partendo da forme semplici, in maniera analoga Akelo realizza i suoi lavori usando elementi modulari basilari: segmenta tubi di metallo (tubi aventi sezioni di varie forme) e salda i pezzi risultanti, a volte oggettivandoli cromaticamente. Ciò ci richiama alla mente il concetto di Entelechia, o monade nel pensiero di Leibniz, secondo il quale la realtà è costituita da “centri di forza”, punti o atomi metafisici e immateriali, “sostanze semplici”, monadi, appunto, chiamate entelechie per indicare la perfezione intrinseca che posseggono. Akelo, sulla scia del filosofo di Lipsia, ritiene che gli elementi costitutivi di ogni cosa, e quindi di tutta la materia manifesta (e non solo), siano una semplice monade o un aggregato di monadi. Pertanto, se riuscissimo a comprendere l'essenza di una monade potremmo conoscere tutto l'universo, arriveremmo quindi all'Anima mundi. Le sculture di Akelo, sia quelle antropomorfe sia quelle raffiguranti ingranaggi “cosmici”, ci ricordano che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e delle stelle.
FRANCESCO SANTANIELLO
Storico dell'Arte e Curatore

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 50,5 - L 118 - P 76,5 cm
Pezzo unico

Acciaio, finitura con vernice a polvere colorata
A 102 - L 61 - P 69 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 48,5 - L 49 - P 18,7 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 49 - L 53 - P 22,5 cm
Pezzo unico

Cornice in legno. Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 43 - L 32,5 - P 10 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 53,2 - L 32,3 - P 39,8 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 116 - L 80,5 - P 29 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
Lato 33 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 42 - L 45 - P 22 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 46,5 - L 37,5 - P 17 cm
Pezzo unico

Acciaio, finitura con vernice a polvere colorata
A 34,5 - L 27,7 - P 13,5 cm
Pezzo unico

Acciaio, finitura con vernice a polvere colorata
A 35,5 - L 21 - P 17,5 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 61,7 - diametro interno 10 - lato base 20,5 cm
Pezzo unico

Acciaio trattato con ossidi, finitura con vernice trasparente
A 66 - P max 17,5 cm
Pezzo unico