Gioielli
La prima emozione, mista a sorpresa e meraviglia, che si prova davanti a un gioiello di Akelo, nasce dalla contemplazione dei dettagli curati con maestria, dall'altissima quantità di decorazioni e dalle loro dimensioni infinitesimali. A colpire è soprattutto la miriade di microscopiche sfere e l'intreccio di fili che avvolge collane, orecchini e bracciali, seguendo il richiamo di un'incontenibile fantasia. Si tratta di un mix di granuli e fili, realizzati secondo le tecniche decorative, ampiamente utilizzate nell'oreficeria antica, della granulazione e della filigrana. Il nome di quest'ultima (fili + granum) farebbe addirittura pensare che una derivi dall'altra. Certo è che la loro storia procede di pari passo almeno fino all'avvento dell'impero romano, raggiungendo i massimi risultati estetici presso gli etruschi, intorno al VII-VI sec a.C. Nel corso dei secoli, molti i tentativi di capire e raggiungere le straordinaria complessità di questi gioielli: dai maestri del Quattrocento, passando per Cellini e la famiglia romana dei Castellani, fino agli studi e alle sperimentazioni moderni. All'argomento sono state dedicate, infatti, numerose pubblicazioni. Ma se è ormai noto come si realizzano grani e fili d'oro, le metodiche di saldatura restano tutt'altro che chiarite. In altre parole, com'è possibile "fissare" in modo impercettibile, migliaia di elementi infinitesimali? È proprio in questo "mistero" che Akelo si addentra: percorre ogni possibile passo del complicato processo, esamina esempi antichi e moderni di granulazione, legge sia i testi antichi sia quelli più tardi, nella speranza di scoprire finalmente i procedimenti originali.
[ La scoperta della "pozione magica" ]
Akelo capisce che l'uso di sali di rame mescolato con una colla organica (come suggerito dai più accreditati studi moderni in materia) non era sufficiente. Seguendo gli indizi dei classici, scopre il segreto di una sorta di "pozione" composta da vari ingredienti, grazie alla quale può saldare grani, fili e lamine in un numero infinito di modi, decorando i suoi oggetti con un'ampia varietà di motivi. È questa scoperta a distinguerlo da tutti gli altri orafi contemporanei che lavorano con le tecniche sopra citate. Infatti, nei suoi lavori è in grado di applicare sia microsfere (inferiori a 0,07 mm di diametro), sia fili sottilissimi (pari a 0,1/0,2 mm di diametro). Risultato: le giunzioni sono impercettibili, mentre sfere e fili sembrano galleggiare sulla superficie dell'oro senza segni visibili di saldatura, né alterazioni della rotondità delle forme. Akelo crea così armoniose opere d'arte in oro, caratterizzate da delicati contrasti tra filigrana e granulazione, dotandole di un'eleganza raffinata e rivelando un livello esecutivo eccezionalmente elevato.
[ Un microcosmo di granuli e fili ]
Ma vediamo, nel dettaglio, le metodiche utilizzate dall'artista. A cominciare dalla granulazione, una tecnica decorativa dell'oreficeria che consiste nella saldatura di piccole sfere auree, denominate grani, a un sfondo (in genere una lamina d'oro), secondo un disegno prestabilito. Quando i grani raggiungono proporzioni microscopiche - nell'ordine di 0,1 mm di diametro - si parla più propriamente di "fine dust granulation". Akelo lavora con dodici diverse dimensioni di granuli (oltre al pulviscolo), abbinandoli, di frequente, sulla stessa opera. E con questi realizza intere figure (silhouette technique) o riempie lo sfondo di un disegno o, ancora, li associa allo sbalzo, delineando i contorni delle forme. Discorso analogo vale per la filigrana, ottenuta mediante saldatura sul fondo di fili d'oro, applicati singolarmente o intrecciati tra loro, per creare i più diversi motivi ornamentali. Come per la granulazione, Akelo realizza una vasta gamma di effetti decorativi con vari tipi di filigrana, utilizzando fili di spessori e di fogge differenti (treccia, rocchetto, spina di pesce, ritorto e godronato), poi saldati al substrato mediante la sua tecnica segreta, senza alterarne la forma. Così, invece di affondare, di "impastarsi" nella lamina d'oro, la filigrana sembra librarsi sopra la sfondo, catturando, scintillante, la luce. Dalla perfetta sinergia di granulazione e filigrana, nascono, così, ricami, trame e tessiture di straordinaria delicatezza e complessità, che impreziosiscono i gioielli di Akelo. Non semplici riproduzioni di monili antichi, ma pezzi unici, in cui l'ispirazione del passato si fonde armoniosamente con il moderno spirito creativo dell'artista.
[ Catene lussuose e sensuali ]
Altro elemento fondamentale nell'arte di Akelo: le catene. Tutte realizzate a mano - come una specie di lavoro a uncinetto - richiedono una quantità infinita di anelli di filo (attaccati uno per uno) e di saldature. Dunque, ore di lavoro, misto a pazienza ed estrema precisione. Anche in questo caso, l'artista può dar vita a un numero infinito di variazioni ed effetti artistici. Ma ciò che più colpisce delle sue catene è la texture sensuale e lussuosa, la sinuosità che permette loro di adattarsi al corpo di chi le indossa. Un risultato non semplice a raggiungere, perché all'inizio, gli anelli appaiono rigidi e "indisciplinati". Saranno piccole e progressive pressioni delle mani a plasmarli e a donare personalità e vita propria alla catena, vincendo le sue resistenze. Proprio come un serpente che si contorce e non vuol essere catturato. Akelo realizza soprattutto catene di tipo "loop to loop". Comparse per la prima volta in Mesopotamia intorno al 3000 a.C., rappresentano la varietà più diffusa nel mondo antico fino alla fine del Medioevo. Nel tipo più semplice, l'elemento costitutivo era un anello di filo, prima chiuso con saldatura, poi piegato ad arco e, infine, agganciato al successivo. Varianti più complesse venivano ottenute grazie all'inserimento di due o più anelli fino a formare catene doppie, triple e così via, mentre dall'accostamento di più catene "loop to loop" semplici o doppie, si formavano veri e propri nastri d'oro.
[ Stelle di un universo futuro ]
Ma non si tratta solo di estrema perizia tecnica. I monili di Akelo – tutti pezzi unici - rivelano anche una profonda ispirazione, che racchiude in sé il mondo della natura e la dimensione spirituale, alla costante ricerca della perfetta armonia tra l'uomo e il mondo circostante. Innanzitutto, non è un semplice "titolo" a identificarli, ma il "nome" di una stella che, unita a tutte le altre, forma una sorta di un firmamento personale, capace di rievocare le tappe di un percorso creativo davvero unico. Inoltre, la collezione di gioielli dell'artista sfoggia una vasta galleria di miti, leggende e simboli derivanti da un repertorio ancestrale, filtrati e decodificati attraverso un linguaggio esoterico infuso dalla conoscenza di alchimia, storia e filosofia. Persino l'oro, di cui ogni pezzo è costituito, ha una tonalità specifica, frutto della personale lega messa a punto dall'artista, al di fuori degli standard della gioielleria moderna e di poco inferiore ai 22 carati. Tonalità talmente luminosa che, quando un gioiello è raggiunto da un raggio di sole, sembra emanare una luce propria, come se fosse parte integrante della natura stessa. A connotare le opere di Akelo, contribuiscono, infine, oggetti archeologici (assemblati in modo particolare), smalti, vetri e pietre. Preziose e semi-preziose, di diverso colore e consistenza, quasi sempre tagliate "cabochon", talvolta molto antiche, sono scelte principalmente per le loro qualità estetiche e gli effetti cromatici e di design e non per il valore effettivo. Come, del resto, si addice a un artista, che si è sempre distinto per il completo disinteresse delle logiche di mercato. I gioielli di Akelo sono, insomma, opere d'arte a tutti gli effetti, che appaiono solo in momenti selezionati nella storia e sembrano partecipare all'evoluzione senza fine dell'umanità e della civiltà, quasi preziosi tasselli di un mosaico, in cui passato, presente e futuro si susseguono in modo fluido e lineare. Se, infatti, da un lato, custodiscono valori e sapere dell'antichità, dall'altro, assumono un'identità contemporanea, espressione della visionarietà del'artista. Che, in poche parole, "attinge" dal passato per "creare" il proprio presente in una costante proiezione verso l'assoluto. L'opera di Akelo sembra "toccata" dal divino, nata forse per rendere questo mondo migliore.

Scatola: oro, zaffiri e granati
Lunghezza 7,7 cm - Larghezza 5,5 cm - Altezza 3,1 cm
Pezzo unico

Scatola: oro, granati, zaffiri e smeraldi
Lunghezza 7 cm - Larghezza 4,4 cm - Altezza 3,8 cm
Pezzo unico